La fotografia tricologica.
Ho iniziato a fotografare capelli molti anni fa con una Coolpix digitale che utilizzo ancora oggi. La considero il mio fedele braccio destro, assolutamente indispensabile.
Mi ha permesso di documentare innumerevoli quadri tricologici ma soprattutto le variazioni che intercorrono fra una visita e la successiva.
E questo è il vero punto di forza di questa metodica: riuscire a mettere in evidenza quale sia il risultato della terapia consigliata al paziente.
Di regola scatto cinque diverse immagini da queste angolature: linea frontale, arco temporale destro, arco temporale sinistro, mid scalp e vertex.
Con mid scalp si intende tutta la porzione di capillizio che partendo dalla linea retro-frontale arriva fino al vertice, in pratica una immagine ripresa dall’alto, fondamentale per la valutazione delle problematiche femminili in generale e di quelle maschili nei casi più estesi.
Per questa proiezione è conveniente dividere i capelli con una scriminatura centrale, talora
difficoltosa in caso di taglio molto corto o in particolare in coloro che vengono con curiose creste centrali che impongono il loro totale scompaginamento per ottenere almeno un risultato discretamente valutabile.
Devo confessare che a volte mi sono sentito molto odiato per aver letteralmente demolito alcuni veri e propri capolavori di equilibrismo tricogellato.
Non ricordo però alcuno di questi pazienti che si sia ripresentato al controllo coi capelli acconciati come alla prima visita.
Per le tre proiezioni anteriori utilizzo un pettine che consente la miglior valutazione dell’hairline.
Come valutare quindi il risultato di una terapia tricologica attraverso la fotografia?
Io affianco le immagini della stessa proiezione acquisite in due visite successive e non comunico mai al paziente quale sia quella nuova. Questa piccola cattiveria si rende necessaria affinchè il paziente perda quella componente valutativa di emotività e giudichi esclusivamente il quadro obiettivo.
Gli chiedo quindi di indicare quella che secondo lui (o lei) sia migliore.
Contemporaneamente faccio la mia valutazione personale, e così per tutte le cinque proiezioni.
Ovvio che non possa pretendere che il paziente, il quale vede questo tipo di immagini due volte l’anno, abbia la stessa capacità di corretta valutazione dello Specialista.
Mi accorgo però, col passare delle visite, che le due valutazioni diventano sempre più simili.
Vengono presi in considerazione diversi parametri dal calibro del fusto all’estensione delle trasparenze.
Il giudizio finale viene dettato da una assoluta obiettività: meglio se l’immagine è migliorata, peggio in caso contrario.
Possibile, anche se relativamente raro, il pareggio cui corrisponde una valutazione di stabilità.
Il mio personalissimo parere è che la fotografia tricologica sia il vero “giudizio di Dio” della terapia che ogni paziente fa sulla propria testa: almeno si può essere certi dei risultati.
Nota: le immagini di testa appartengono alla stessa paziente e sono state scattate a sei mesi di distanza.
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