• La domanda terribile.

    La domanda terribile.

    Una visita tricologica è sempre accompagnata da due serie di domande: quelle che il paziente fa allo Specialista e quelle che quest’ultimo pone al paziente.
    Più domande vengono fatte, più le idee vengono chiarite, da entrambe le parti.
    Questo ping pong continuerà nelle mail che possono intercorrere fra una visita e l’altra, da me personalmente benvenute ed incoraggiate.
    Oggi vorrei parlare di una sola domanda, da molti temutissima, ed è quella che pongo invariabilmente all’esordio di ogni visita di controllo.
    Come vedi la tua situazione tricologica, meglio, peggio o stabile ?
    Rigorosamente registro le esatte parole del paziente, anche quelle irripetibili.
    La risposta a questa domanda, in apparenza semplice, non lo è affatto.
    L’interrogato deve sintetizzare 6 mesi di terapia, 6 mesi di osservazioni attente dei propri capelli, 6 mesi di ansia, speranza, delusione anche.
    E come risponde? : razionalmente o emotivamente? prudenzialmente o fuori dai denti?
    Non sono assolutamente in grado di saperlo, almeno in questa fase della visita.
    Statisticamente posso però dire che oltre il 90% dei miei pazienti si esprime negativamente definendosi decisamente peggiorato o alla meglio stabile, intentendo con questo aggettivo una situazione che non è peggiorata ma soprattutto NON è migliorata.
    L’errore più frequente che viene commesso è quello di valutare la propria condizione tricologica dal numero di capelli che si possono quotidianamente osservare sul cuscino, dopo lo shampoo, dopo una passata di spazzola. In questo coloro che portano i capelli lunghi sono più propensi ad una valutazione negativa poichè maggiore la lunghezza, maggiore la visibilità e maggiore lo stress.
    Insisto con tutti a non dare mai alcuna importanza ai capelli che si trovano in giro per casa perchè questo rappresenta solo una faccia della medaglia, l’altra essendo costituita dai capelli che ricrescono avendo sostituito quelli caduti giunti al termine del loro ciclo vitale.
    I capelli sostitutivi non sono praticamente individuabili, e quindi non possono, come dovrebbero, controbilanciare quelli persi.
    Esistono peraltro alcune patologie dove invece il numero dei capelli che cadono assume un ruolo preminente e condiziona un evidente peggioramento clinico, in primis il Telogen Effluvium.
    Come ho detto, questa domanda viene posta in sede di controllo, quindi col paziente già in terapia: la risposta rappresenta la somma della sua valutazione soggettiva ed emotiva.
    Passiamo quindi ad una valutazione obiettiva e serena, quella fotografica.
    Al paziente viene richiesto di valutare una serie di cinque coppie di immagini della propria capigliatura, prese nelle proiezioni più significative. A differenza della risposta ottenuta con la prima domanda, in questa fase viene a mancare l’emotività: si tratta di valutare meglio o peggio una immagine piuttosto che l’altra, senza sapere se si tratti dell’oggi oppure dell’immagine di 6 mesi prima.
    E qui arrivano le sorprese: viene praticamente ribaltato il giudizio che il paziente aveva poco prima espresso. E in una percentuale prossima al 100%.
    A questo punto lo Specialista è in grado di dare una valutazione della quota di emotività che il singolo paziente continua a porre nei propri capelli.
    Eliminare questa condizione è il target primario del mio lavoro: quando ci riesco mi sento contento.
    Quando un mio qualsiasi paziente, non importa con quale quadro tricologico, alla domanda risponde: “boh, non mi sono neanche guardato” espongo il gran pavese, ho raggiunto il mio scopo.
    Sembra esagerato? No, perchè purtroppo succede di rado, ma la mia lotta all’emotività tricologica non verrà mai meno.
    L’illustrazione che ho scelto si riferisce ad un Ingegnere ventiseienne che alla domanda terribile ha risposto un po’ sconsolato: stabile, cadono sempre.
    Quando è uscito aveva tutta un’altra impressione.

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