Trico-music: yesterday and today.
La vita senza la Musica sarebbe un errore, scriveva Friedrich Nietzsche ed io concordo appieno. Nella mia personale scala di valori la Musica occupa il quarto ed ultimo posto, preceduta solo da Salute, Famiglia e Lavoro. Tutto il resto è per me trascurabile. Pur avendo una spiccata predilezione per il Jazz, nel mio cuore ci sono spazi anche per altre musiche in genere degli anni 60, probabilmente perché il mio interesse nasceva e cresceva proprio in quel decennio. Temo poche o nessuna smentita se affermo che il miglior Rock si sia manifestato fra la metà degli anni 60 e i primi 70.
Guardate questi quattro ragazzotti: hanno reinventato la musica Pop ed imposto uno stile tricologico del tutto nuovo per i tempi. Tutti noi ragazzi desideravamo suonare la loro musica ed avere i capelli come loro: io sono riuscito a suonarla ma NON sono riuscito a portare i capelli lunghi: un diktat familiare lo ha impedito, nessuna possibilità. Al termine della loro parabola artistica l’orizzonte musicale fu improvvisamente squarciato.
Dopo i Beatles la Gran Bretagna imponeva al mondo la rivoluzione del Rock: l’aspetto tricologico si modificava ancora, nella lunghezza come nella pettinatura: il trionfo del disordine e la disperazione degli hair stylists. I capelli venivano sostanzialmente lasciati crescere allo stato brado, dimenticato l’uso del pettine e della spazzola, risparmiato sulle spese di gestione dello shampoo. Trico-disordine= Rock power?
Qui a fianco sembrano proprio bravi ragazzi ma, in concerto? capelli ingovernabili, extralong, verosimilmente extradirty, cui corrispondeva però una musica che ha colpito ed affondato milioni di ragazzi in tutto il mondo, io fra loro. Nell’arco di un lampo il Rock ha cambiato tutti i suoi parametri: amplificazioni, abbigliamento, tricometria. All’aumento della lunghezza dei capelli corrispose un aumento dei decibel raggiunti nei concerti, dal vecchio Vox AC 30 ai mitici Marshall.
Dall’altra parte dell’oceano, anche se una delle tre anime proveniva dalla vecchia Inghilterra, questo trio innovò la vocalità maschile con armonie del tutto insolite e con testi strettamente legati agli avvenimenti della protesta americana dell’epoca.
Nonostante l’espressione da bravi ragazzi, le loro canzoni erano decisamente al vetriolo contro l’Establishment e la guerra del Vietnam. Ho scelto tre gruppi, per me particolarmente significativi della musica degli anni 60, solo una scelta personale. Oggi, 50 anni dopo, alcuni suonano solo nel Paradiso dei musicisti. Chi invece è rimasto ancora fra noi avrà cambiato il proprio aspetto tricologico?
David Crosby – Stephen Stills – Graham Nash
Robert Plant – Jimmy Page – John Paul Jones, Led Zeppelin
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