• Il marito petulante.

    Il marito petulante.

    So di attirarmi con questo articolo l’odio di molti mariti, ma è arrivato il momento, dopo anni di onorata sopportazione, di metterli in riga.
    L’argomento sembra banale ed estremamente semplice: cosa c’è di male se un marito amoroso accompagna la moglie a fare una visita medica? Apparentemente nulla, anzi. E invece qua c’è il primo tranello: il marito non accompagna e basta, ma assiste regolarmente alla visita. Va bene, lo so, io sono una fissata dell’importanza del rapporto medico-paziente e dei meccanismi grazie ai quali esso si instaura: dopo la chimica iniziale, assolutamente spontanea e incontrollabile, è indispensabile che non ci sia l’ingerenza di terzi. Purtroppo il 90% dei mariti questo non lo capisce. O meglio, fa finta di non capirlo. Meglio ancora: non lo vuole capire. In questo modo falsa completamente il rapporto medico-paziente, impedendo l’instaurarsi di quella spontaneità che ritengo fondamentale.
    É pazzesco, ma esiste un vero prototipo di questo genere di marito: io l’ho definito il marito petulante, ma lo potremmo anche chiamare il marito-mamma, il marito chioccia, sicuramente il marito ansioso, sempre il marito egoista.
    Tanto per cominciare è sempre lui a fissare l’appuntamento per la moglie, in giorni e orari comodi non per la moglie che lavora e ha i figli a cui badare, ma per lui che deve accompagnare e sovrintendere alla visita. Arrivato il giorno fatidico, entra in studio prima della moglie, portando lui la cartelletta con esami ed anamnesi, annunciando: “Abbiamo un problema”. In quel momento capisco che il problema ce l’ho anch’io, e bello tosto.
    Già al momento della compilazione dei dati anagrafici della paziente è lui a parlare al posto della moglie ed ovviamente, alla mia richiesta di raccontare quale problema li sta portando da me, è sempre lui a prendere la parola. Ovvio che dopo anni e anni io sia ampiamente vaccinata contro questa tipologia di marito, il quale trova pane per i suoi denti. Con un grande sorriso gli dico che desidero che sia la paziente a parlarmi delle sue problematiche; quando va bene ingoia il rospo e tace; il più delle volte cerca di prendere la parola con la scusa di essere più preciso e analitico della moglie. Ovvio che io non ci caschi e non lo faccia parlare. Altrettanto ovvio che lui, fortemente indispettito, metta in atto tutti i trucchi a sua disposizione per intervenire: corregge le parole della moglie, fa precisazioni, si mette al mio fianco durante la visita al cuoio capelluto, controlla il prelievo dei capelli, chiede regolarmente di ricevere anche alla sua mail una copia del referto tricologico della moglie. Senza rendersi conto, o senza volersi render conto, che con questo comportamento inficia parte della visita, spesso impedendomi di capire le sottili dinamiche psicologiche che si nascondono dietro una semplice caduta di capelli.
    Non è un caso che quando arriva il giorno in cui lui è impossibilitato all’ultimo momento ad accompagnare la moglie (benedetto sia il virus influenzale!), tra me e la moglie nasce il vero rapporto medico-paziente: escono fuori problematiche non rivelate, tante piccole cose tenute nascoste che unendosi tra di loro alla perfezione come le tesserine di un puzzle, mi danno un aiuto fondamentale per risolvere il problema tricologico. Perché non scherzo quando dico ai miei pazienti che i capelli sono lo specchio di come stiamo: in un periodo difficile, magari complicato dalle bizze scolastiche dei figli e da problemi lavorativi del marito, i nostri capelli vanno in tilt. Ma io, nel contesto di una visita, queste cose le devo sapere, perché spesso sono gli elementi più importanti!
    E le mogli? Possibile che accettino un simile comportamento della loro dolce metà? Il punto è che il marito petulante è subdolo, ben celato dietro l’apparenza di marito premuroso e preoccupato per la consorte. Questa è la sua furbizia.
    Ma scrivendo questo articolo ho preso la fatale decisione: da lunedì i mariti staranno fuori dallo studio. Senza eccezioni. E se non saranno contenti (e non lo saranno) mi dispiace ma sarò irremovibile: la mia paziente viene prima di loro. Che piaccia o no sarà così.

     

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